COLLANA: POESIA


Autore: Lorenzo Migliore

Illustrazione di copertina :Per gentile concessione Fondazione Piero Guccione 

Formato: 15x21 cm - brossura - 130 pagine

Prima edizione: Maggio 2021

ISBN 978-88-99782-76-4

Prezzo di copertina: Euro 16,00



Presentazione

 

Lorenzo Migliore, è alla sua terza raccolta poetica. Dopo Odi perdute (2015) e Tra luci e ombre (2019) ritorna in campo con la silloge “Onda dopo onda”, offrendo ai suoi lettori una parabola esistenziale più matura e coinvolgente. Si evidenziava, in verità, dalle sue prime raccolte poetiche un fascino di rilevanti momenti lirici innestato in una struttura connotativa e denotativa di versi in divenire, che inducevano a pensare alla presenza di una passione poetica e sensibilità chiare, e dotate del possesso degli strumenti essenziali per fare poesia. Questa terza pubblicazione ne è una conferma

 

1. Il rapporto con la poesia

Ciò che in questa nuova opera spicca è, infatti, il rapporto dell’autore con la poesia e, quindi, la visione che egli ha del poeta, con il quale apre un dialogo quasi fosse un maestro da ascoltare, da cui apprendere; un dialogo che fa emergere una visione della poesia come ponte di unione con l‘ “interioritas” di chi legge, e che si fa veicolo capace di dire parole non “sulla” vita, ma “di” vita. Una poesia, insomma, che si offre quasi come una sorta di zattera di sapienza, amore e virtù, una via di salvezza, una luce, una speranza, una profezia capace di rifare l’uomo dentro direbbe Quasimodo.

…Parlami poeta con la tua voce suadente

dimmi cosa pensi in un baleno,

voglio imparare tanto del tuo sapere,

voglio bere l’acqua della tua fonte.

Raccontami il profumo della nostra terra

specie quando è umida di pioggia,

che tu trasformi in dolce poesia,

ti prego, dammi tutto quello

che io non so…

 

Tu rappresenti la grandezza,

sai tutto di noi e vedi oltre,

parli con la voce della poesia

e della verità,

sai raffigurare a forti tinte

passioni struggenti dolori

rassegnazioni, accettazione

del nostro destino.

(Da: Parlami poeta)

 

Leggendo, poi, la lirica “Poesia”, se ne deduce che per Lorenzo Migliore essa è uno “spazio di domanda”, spazio aperto, dove il lettore, come in un’agorà, può entrare e uscire, lasciarsi contaminare o rimanere indifferente; la sua parola è efficace non semplicemente perché suscita emozioni, ma perché si situa nel contesto in cui si esprime come “dabar”, parola ebraica che indica una “creazione”, un disegno che si deve realizzare, perché indica non una ripetizione, una “imitazione”, ma una “nuova esistenza”, una “nuova umanità”. Gli stessi verbi che Migliore utilizza (“dialogare”, “accarezzare”, “guardare”, “immaginare”) disegnano una geometria immaginifica dove il suo poetare si dispiega come “domanda sull’esistenza”, come stupefazione per ciò che esiste, muta, diviene, si trasforma, si abbellisce e si distrugge, e come “meraviglia” per ciò che ci arricchisce la vita (“pensieri”, “parola”, “musica”, “passioni”, “pulsioni”, “sogni”); e, così, il poeta riesce a trasfigurare la realtà e i sentimenti con una versificazione che indirizza lo sguardo su un “più in là” che altri non intuiscono, dando alla poesia un respiro universale.

 

2. Il background paesaggistico della silloge e il tema del nostos

È congeniale al corpus poetico della raccolta un dato di profondo radicamento cui aderisce il discorso poetico, segnato di richiami alla terra iblea (Si leggano “L’odore della zagara”, “Sul molo”, “Mare, dolce mare”, “Ibla, il borgo”), che diventa il background paesaggistico in cui i versi si stagliano con una tenue liricità meditativa:

Amo stare su

quel piccolo scoglio,

avanti le onde più alte,

seduto sul picco

da dove i piedi

dolcemente si bagnano

ad ogni respiro del mare

e ne ascolto incantato

il sussurro

nel silenzio

dell’onda che scema…

(Da: Mare, dolce mare)

 

Sono versi che approdano sulla pagina come confessioni immediate e sincere, sono la rappresentazione di un animo che sa leggere la vita nelle sue pluriformi valenze con equilibrio d’intelletto e sensibile compartecipazione, specie quando l’oggetto del suo poetare diventa il ricordo nella sua accezione latina di cuore (“cor – cordis”): “Mi assalgono i ricordi e il cuore /comincia a battere più forte /mentre mi avvio nel sentiero, /gli occhi guardano la finestra /ma lei non è lì ad aspettarmi /e salgo le scale per struggermi, /di ricordi e nostalgia /senza speranza /di poterla ancora rivedere”, in Il mio sentiero

Su questo filone del “nostos” si muovono parecchie liriche di questa raccolta; Lorenzo Migliore sembra infatti dirci, con le parole di Eugenio Montale, “Io amo l’età in cui sono nato perché preferisco vivere sul filo della corrente anziché vegetare nella palude di un’età senza tempo”.

E, così, egli dimostra di “amare le sue radici”, tant‘è che la tessitura del suo discorso poetico poggia su un armonico intreccio di natura e luoghi paesaggistici, di storia e memoria, di tempo ed esistenza, atteso – come afferma Concetto Marchesi – che “ogni artista è uomo della sua terra, della sua lingua, della sua gente”.

Nella lirica Confessioni, ad esempio, è ben evidente tale intreccio, e la dialettica tra passato e presente vivifica il sentimento del poeta, diventa quasi un canto universale ove il ricordo appare – direbbe Kierkegaard – “un consolatore molesto, un’ombra che non si può vendere, anche nel caso in cui qualcuno volesse comprarla!”.

I versi di questa silloge poetica si muovono con toni elegiaci, crepuscolari; il poeta mostra un sorta di distacco dalle cose e stabilisce, attraverso il ricordo, la fantasia e l’immaginazione, un rapporto tra terra e cielo, tra un nuovo tempo atteso e sperato e il tempo della poesia, il tempo del linguaggio, il quale, recuperando i ricordi del “vero” tempo, quello vissuto nell’infanzia, determina una sorta di ricongiungimento.

E, così, tutto il discorso poetico ha il sapore della ricordanza di leopardiana memoria, cioè di un sentimento dolce e amaro. Se quel che il poeta ha vissuto dentro non c’è più, se quel “suo essere” in un tempo che non può più ritornare ha creato in lui una separazione, ecco che il ricordo diventa un sentimento che la poesia trasfigura nella sua simultaneità di “presenza della dolcezza e del dolore” aperto alla speranza del Cielo .

I versi coltivano un passato amato e che non tornerà più, si muovono con la consapevolezza che occorre riconoscere il senso del limite davanti al tempo che scorre, che si consuma e che non ci appartiene più. In questa quadro di “ricordanze”, la poesia di Migliore si offre allora ai suoi lettori come una forma della memoria, la quale si lascia guidare dalla parola poetica divenendo “azione al presente” in cui “la materna terra” assume ruolo determinante:

…Tutto è gentile intorno,

ghirigori di nostalgie,

il pensiero vola

e mentre la mia mano si alza

nel gesto dell’addio

la materna terra

sembra chiamarmi

come se volesse offrirmi

il suo calore

il suo profumo.

(Da: Dolci colline) 

Nella tessitura e atmosfera dell’opera si coglie la voce ansiosa del poeta, battono i suoi attimi esistenziali in una continua circolarità di esperienze umane dal cromatismo intenso; Migliore crede, in buona sostanza, nella poesia come “spazio di relazione” con se stesso e con il mondo, con la natura e con gli altri.

Dai sui versi trapela un percorso metafisico ove tutto rincorre la fugacità del tempo, ove anche il silenzio si fa contemplazione, e tutto ciò avviene con un linguaggio carico di analogie, con una versificazione pregna di allusioni, di metafore e di immagini che disegnano profili lirici ravvivati dall’efficacia dei lemmi utilizzati (“manto di stelle”, “sconfinati spazi”, “sussurri di risacca”, “il silenzio della notte”, “l’odore della zagara”, “l’urlo nella notte”, “pupazzi di sabbia”, “policromi secchielli”, etc..) nei quali sono racchiusi flussi tematici e poematici di un sentimento che si snoda “passo dopo passo”, attraverso la bellezza della poesia, in una narrazione della quotidianità a filo d’anima.

 

3. La poesia come richiamo

alla dimensione ontologica dell’uomo

La poesia di Lorenzo Migliore è ascoltare il mistero della vita cogliendone il battito nelle piccole cose, nelle stupefazioni della natura, nella simmetria dei sentimenti; è un richiamo alla dimensione ontologica dell’uomo, invitato a riscattare il valore della propria spiritualità.

C’è, dunque, nella sua versificazione uno stato d’animo complesso ma sereno, aperto alla semplicità delle cose; un atteggiamento interiore che riesce ad aprirsi, con il candore del fanciullo, alla luce di un raggio di luna, alla carezza di un sorriso, all’ultimo respiro del sole al tramonto:

Scendo dalla collina

tra il verde bruno

di rigogliosi alberi

e tanti prati in fiore,

un tripudio di colori

dove brillano papaveri

assai dritti e luccicanti

malgrado stia per spegnersi

la luce del capriccioso sole

che corre a inondarsi nel

lontano mare all’orizzonte.

(Da: Un mare di luce)

 

 

 

…Vorrei vedere più bellezza

non unta

da braccia allungate

a cercare la ricchezza,

così smetto il navigare

che si ostina a nascondermi

la purezza del creato…

(Da: navigare)

 

Sulla nuda terra

levigata dalla pioggia

restano impronte

marcate e incancellabili,

di passi di tanta umanità

di uomini e donne,

camminano nel loro divenire

carichi di pensieri, paure,

destini, progetti…

(Da: percorsi)

 

Dentro questa geometria di coloristiche immagini, ove si sviluppa quasi un rapporto di simbiosi con la natura, il poeta stende il suo sguardo contemplativo procedendo per impressioni uditive e visive, e dando vita ad immagini che decifrano e narrano i suoi stati d’animo, il suo sentire ora turbato ora sereno, le sue oscillazioni psicologiche ora intime ora sociali.

Ed è una socialità che si esprime con una “semplicità non calcolata” -direbbe Carlo Bo. È quella semplicità che troviamo nella poesia “La voce del cuore”, dove il poeta canta, con un andamento prosodico, l’incontro tra una “bimba sorridente” e un “cane nero stanco triste”. Viene da pensare alla lirica “Quasi una moralità” di Umberto Saba, con la quale il poeta triestino offre un messaggio d’amore e di pace per gli uomini. Del resto è questa la funzione dei poeti. Se Saba prende come esempio i passeri, che vedono l’uomo come una minaccia, ma, una volta ottenuta la loro fiducia lasciandogli dei semi sul davanzale della finestra, essi non hanno più timore di volare per la stanza e prendere il cibo che il poeta gli offre, così Migliore prende a esempio un cagnolino, forse randagio, che “Accetta un biscottino” che una mano gli “porge sulla bocca e / lo carezza dolcemente…”

Saba utilizzava la similitudine per far capire ai giovani di quel tempo, che vivevano nel terrore della guerra fredda, che anche loro dovevano porre in essere un comportamento gentile e grato con gli altri e, quindi, riponeva la sua speranza nei ragazzi; la stessa cosa sembra dirci Lorenzo Migliore quando nella sua poesia afferma:

...È nata un’amicizia

forse un amore,

lo chiama subito Speranza.

 

Nella pagine di questa raccolta scorre il “diario di vita” dell’autore, con le sue proiezioni affettive ed emotive; vibra una voce nella composizione dei suoi richiami e nella capacità di svelamento di un “oltre” capace di sublimare il dolore e di leggere la vita alla luce dell’anima; si dilata sia lo “sguardo” che osserva, fissa, racconta, descrive suscitando un movimento cardico, emotivo, sensitivo che gratifica l’hic et nunc, sia “l’attesa” (che non è aspettare, ma un tendere “verso”, dal latino “ad - tendere”) e che è dinamica, intuitiva, prospettica, e che, altresì, tende verso la “realtà noumenica” intravedendo il farsi di qualcosa. Quella di Lorenzo Migliore è una poesia disvelativa , nel senso che toglie il velo alla realtà per offrirsi ai contemporanei come “spazio di autolettura interiore”.

 

 

Per concludere, Lorenzo Migliore ci dà in questa sua raccolta poetica uno spaccato della sua vita proiettato sino al tempo presente con la sua complessità e con la tragedia pandemica (si legga la poesia Il contagio), e lo offre ai suoi lettori con un registro lirico-autobiografico contrassegnato, sicuramente, da capacità immaginifiche; a versi splendidi, suggestivi e struggenti si alternano anche versi di tono minore, ma la resa lirica e lo stile risultano sempre sobri, essenziali e avvolti in una modulazione che fa uso di toni colloquiali e di prosodie che si offrono come rappresentazione-narrazione che affonda le radici in orizzonti di rilevante evocazione e intensità semantica, atteso il fatto, del resto, che il poeta crede nella bellezza che ha il volto dell’amore, della verità e della giustizia e che non cerca clamori ma soltanto “dov’è la fine del sentiero”:

…Non vado in cerca di clamori

mi fanno girar la testa,

vado a caccia di silenzi

per tentare di essere me stesso

capire fino in fondo

dov’é la fine del sentiero.

Domenico Pisana

 

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*Domenico Pisana, poeta, scrittore e critico letterario, è fondatore e Presidente del Caffè Letterario Quasimodo di Modica. Ha pubblicato 9 volumi di poesie e 7 libri di critica letteraria, tra i quali spicca il saggio su Quasimodo Quel Nobel venuto dal Sud – Salvatore Quasimodo tra gloria ed oblio del 2006, tradotto anche in rumeno.

Ha altresì pubblicato 11 testi di carattere teologico ed etico, tra i quali spicca il volume, edito dalla San Paolo, Sulla tua parola getterò le reti (1999), tradotto in polacco e spagnolo, nonché 3 volumi di carattere storico-politico, tra i quali “Modica in un trentennio. Percorsi di storia di una città in cammino 1980-2010.

 








L'Autore

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Lorenzo Migliore nasce a Menfi, una florida cittadina a occidente della provincia di Agrigento. Nel 1961 si trasferisce a Ragusa.

Nel perimetro della sua esistenza, mosso da uno spiccato senso civico e da una vasta gamma di interessi culturali, ricopre considerevoli incarichi politico-istituzionali e si fa promotore di attività intellettuali improntate alla valorizzazione del genius loci.

In politica assolve i compiti di consigliere comunale, assessore, prosindaco e sindaco della città di Ragusa.

Per tre anni ricopre il ruolo di vicepresidente vicario del consorzio universitario della provincia di Ragusa.

Nel 1986, col sostegno di un manipolo di amici, fonda l’associazione culturale “Officina 90”. In 34 anni di cura attenta e diligente l’ente propone un’intensa e ragguardevole attività convegnistica, combinando ecletticamente tematiche scolastiche, sanitarie, ecologiche, botaniche, urbanistiche, geologiche, sociopolitiche, solidaristiche, pittoriche, musicali, e così a seguire. In tale consesso nasce, su iniziativa individuale di Sonia Migliore, la rassegna di poesia, pittura, scultura, fotografia, musica e danza denominata “Artincontro”. In concomitanza, prende vita il prestigioso premio “Artincontro”. Giunto alla decima edizione, è stato conferito nel corso degli anni a persone che si sono distinte in provincia di Ragusa e altrove per il grado della loro qualità nel vasto terreno della cultura umanistica e nell’area dell’arte.

Il nostro autore riannoda il filo della sua antica passione mai sopita per la poesia.

Nel 2015 pubblica la sua prima silloge poetica intitolata “Odi perdute, racconti e parole”. Edita dall’associazione culturale “Officina 90”, la raccolta di poesie raggiunge un ottimo riscontro sia di vendita sia di critica. “Odi perdute” registra autorevoli recensioni, tra le quali quelle del poeta e sacerdote Carmelo Mezzasalma, del poeta e scrittore Domenico Pisana, del poeta e saggista Federico Guastella, del poeta Emanuele Schembari, ospitate nella pagina culturale del quotidiano “La Sicilia” e nel periodico regionale “Dialogo”. “Odi perdute” riceve il privilegio di altre importanti recensioni: quelle del critico letterario Andrea Guastella trovano spazio nel quotidiano del Sud-Est “Onda blu” e nel periodico on-line “Insieme”; quelle dello scrittore Mario Papa nel giornale on-line “Rete Iblea”.

Nel 2019, edito dall’associazione culturale “Dialogo” di Modica, pubblica la sua seconda raccolta poetica: “Tra luci e ombre” ottenendo le influenti recensioni del poeta e scrittore Domenico Pisana e del poeta Emanuele Schembari nel quotidiano “La Sicilia” e nel periodico regionale “Dialogo”, del giornalista Franco Portelli nel quotidiano on-line della provincia di Ragusa “Ragusa Oggi” e, in ultimo del critico letterario, poeta e scrittore Federico Guastella su La Sicilia..

Le opere di Lorenzo Migliore hanno interessato un vasto pubblico anche tramite frequenti interviste, note e approfondimenti presso radio locali ed emittenti regionali dello spessore di “Teleiblea”, “Video Mediterraneo”, “Video Regione”