COLLANA: POESIA


Autore: Calogero Timpanaro

Illustrazioni di Ilaria Campo

Formato: 15x21 cm - brossura - 116 pagine 

Prima edizione: Dicembre 2016

isbn 978-88-99782-10-8

Prezzo di copertina: Euro 15,00

 



Presentazione

 

Le buie, oscure, nebbiose, ataviche serate ennesi, quando davvero tutto ci sembra senza speranze, quando i sogni sembrano essere svaniti di là nel tempo, quando piangeremo senza sapere di che piangere e rideremo in faccia a chiunque, al vento sferzante di dicembre, all’alone di luce effimera che traspare in cielo fra la fitta nebbia, al passante inconscio di colpe centenarie, al gatto grigio pacificamente accovacciato sul muretto, consapevoli che la vita non va altro che presa in giro, derisa e sublimata nel delirio di poche parole venute dal nulla, al nulla consacrate e al nulla riconsegnate come ceneri, forse non ci conforta il pensiero che qualcuno, un amico, te stesso forse, un personaggio qualsiasi, aggiratosi fra le strade tappezzate di lunghe passatoie natalizie affollate di fantasmi, sperso in una ventosa piazza di giochi antica e di guerre e di santi, o ancora spanzolato in un improbabile quanto angusto garage tristemente adibito a pub, o magari assaporante un po’ di vino, incantevolmente protetto da antiche mura impregnate di chissà quali vicende misteriose, ebbene, in questi momenti, forse non ci consolerà sapere che qualcuno -già lo stesso di cui sopra- darà voce alla nostra anima, “l’anima selvaggia e rotonda, l’anima ribelle, l’anima che fugge, l’anima che resiste”, trasducendo in versi, il proprio incessante, spesso inconscio, moto interiore? 

“Così nascono (le parole): dalla nebbia, da un colpo d’ala della notte, da una magica follia che turba e tuba”, da un moto appena affiorato dal vortice della memoria, ancora allo stato embroniale, sotto forma di pensiero vagante, colto al volo, in un “volo a bassa media quota, a corto medio raggio”, e poi via via sempre più cosciente fino a diventare verbo; espressioni di un mondo quasi onirico, favolistico, abitato da animali-simbolo, un mondo intriso di speranze, quindi di dolore, di spasmi, di parole scintillanti che zampillano in risorgive inaspettate e, leggere come bolle di sapone, si dissolvono in espansioni di pensiero, in un misterioso fluire: 

“E la testa, la testa è la testa che va per una strada asina e cieca (perdonami ciuco per l’infame nomina) è la testa, è la testa che cerca calamite e poi trova polpette al sugo”.

Parole “Macinate vomitate digerite piante, Parole Tagliate buttate perse fredde, Parole Pesanti turbanti alienate vacanti”.

Versi che scavano nella memoria del “già saputo”, ma deformato, reso irriverente, osservato con un sorriso quasi fanciullesco e, al tempo stesso, anche un po’ amaro, per le verità contenute....

Dalla prefazione di Maurizio Dedole