COLLANA: POESIA

Autore: Maurizio Donte

Copertina: Studio Maurizio Vetri 

 

Formato: 15x21 cm - brossura - 128 pagine 

Prima edizione: Dicembre 2018

isbn 978-88-99782-38-2

Prezzo di copertina: Euro 15,00



Presentazione

 

Anche in questa seconda parte del Canzoniere sono manifestamente riconfermate le caratteristiche della prima, già messe in evidenza con grande lucidità da Umberto Vicaretti nella sua prefazione, a conferma della salda unità dell’opera, che non è una mera silloge di versi diversi o un’aggregazione di sezioni eterogenee, ma al contrario – e il titolo, per il significato che la parola ‘canzoniere’ ha assunto nella storia della poesia italiana, da Petrarca fino a Saba, dovrebbe già rendercene avvertiti – una raccolta organicamente centrata su una visione unitaria della poesia.

L’esibito riferimento al capolavoro petrarchesco, quasi che questo testo ambisse a costituirne una vera e propria reincarnazione moderna, non deve nasconderci il fatto che l’operazione di Donte va oltre una mera ritrascrizione delle forme utilizzate dal grande aretino, in quanto aspira a riprendere e a riattualizzare – si può ben dire senza eccessiva esagerazione – qualunque altro schema metrico della tradizione lirica italiana ed europea. Una poesia, insomma, tanto varia e diversa nelle sue forme quanto vari e diversi possano essere gli schemi tentati e tentabili dai poeti nel corso dei secoli; ma fermamente definita, comunque e sempre, dalla rigorosa legge della metrica, ossia dalla programmatica negazione della versificazione libera.

Una poesia, da questo punto di vista, che sembrerebbe deliberatamente non novecentesca, se non addirittura antinovecentesca, se è vero che tutti i più significativi poeti dell’ultimo secolo, tranne pochissime eccezioni (fra i grandi viene in mente, forse, il solo Gozzano), hanno rinunciato più o meno radicalmente alle forme metriche tradizionali. Ma è anche vero, d’altra parte, che per nessuno – né per Ungaretti, né per Montale in primis – l’adozione del verso libero ha mai significato una fuoriuscita totale dai modelli classici. Basta pensare all’ineliminabile e costante presenza dell’endecasillabo o all’uso massiccio della rima (e dell’assonanza e della consonanza) in Montale, oppure all’adozione della forma-sonetto nel primo Saba, di nuovo in Montale (negli Orecchini, ad esempio, secondo il modello elisabettiano) o più recentemente in Giovanni Giudici; o alla riapparizione della terzina dantesca in Pasolini e addirittura della sestina in Ungaretti; per renderci conto che il verso libero novecentesco si costituisce sempre sulla trama, a volte dissimulata e a volte pienamente riconoscibile, delle antiche forme metriche, che non vengono quasi mai ripudiate tout court, ma riprese, reinterpretate e curvate secondo le più diverse esigenze di poetica. Da questo punto di vista, allora, si può bene affermare che l’operazione di Donte si pone sì in alternativa a certe derive più apertamente prosastiche della tradizione novecentesca, ma lo fa, a ben vedere, per difendere un altro aspetto di tale tradizione: quello che – come si è detto – si mantiene “in dialogo” con i modelli metrici antichi; opponendo cioè a un Novecento troppo “libero” un Novecento metricamente consapevole. Un Novecento – diciamo così – ideale, quale si sarebbe potuto esprimere se la fedeltà alle forme dei secoli passati non si fosse interrotta bruscamente dal primo Ungaretti in poi.

onte allo stesso modo che valeva per definire quella, ad esempio, di un Foscolo o di un Leopardi.

dalla prefazione di Giangiacomo Amoretti













Maurizio Donte

nato a Imperia, il 29 dicembre del 1962, diplomato perito chimico e tecnico di laboratorio biomedico. Sposato e padre, vive a Pornassio, paese dell’entroterra albenganese, da alcuni anni.

Si dedica da sempre alla scrittura in poesia e in prosa, romanzi, racconti, articoli e commenti.

È collaboratore del professor Nazario Pardini sul blog letterario “Alla volta di Leucade”, ed è dal 2016 direttore artistico del concorso Internazionale di Poesia, Parasio città di Imperia. È autore del romanzo di storia alternativa “De Bello Parthico”, di alcuni poemi epici, tra cui l’edito “Cu Chulainn, il mito del Mastino di Cullan”, vincitore nel 2016 della sezione libro edito di poesia del Concorso Jack Kerouac di Morano Calabro, di numerose sillogi poetiche, tutte premiate ai concorsi, come “Sonetti e madrigali d’amor e guerra”, premio della Giuria 2014 al concorso Voci, città di Abano Terme, “Nell’incanto” per EEE, silloge sedici volte premiata, del recital tratto dal poema “I nuovi Canti di Erin” sulle musiche del M° Piero Rovida.

È stato più volte recensito con onore dai maggiori critici letterari italiani ed è comparso in numerosi articoli, interviste e commenti su La Stampa e il Secolo XIX, nonché sui quotidiani on-line e TV private. Ha vinto, tra gli altri concorsi letterari, la seconda edizione del premio Tracceperlameta a Recanati, dedicata al Leopardi, con la lirica “Pensando a Silvia” e, di seguito, la XII (2016) e la XIII (2017) edizione del concorso Nazionale Universo Donna di Tito, PZ, imponendosi quest’anno, alla vigilia della pubblicazione del primo volume della presente opera, nella sezione “Amore secondo i modi di Francesco Petrarca “ col sonetto Valchiusa

Nel 2018 ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti come il Premio della critica alla edizione tredicesima del concorso Voci città di Roma e il Premio speciale per la metrica ottenuto alla sesta edizione del Concorso di Sarzana con cinque sonetti estratti dal primo volume dall'opera Il Canzoniere