Premio segnalazione  undicesima edizione del concorso internazionale Città di Sarzana

COLLANA: Narrativa

Autore: Francesca Francinella

Prefazione di Federico Cinti

Formato 15x21 cm
brossura 80 pagg.
isbn 979-12-81306- 27-1
Prima Edizione Giugno 2024
Cat. 149 





Introduzione

“In tutto c’è stata bellezza”

Manuel Vilas


In che modo una vita può dirsi realizzata? Conclusa? Compiuta? Siamo ognuno dentro la propria personale caverna. Seduti di fronte ad ombre che crediamo realtà. Condizionati, ci crediamo liberi, animali condannati al finito, proiettati all’infinito. Aporia messianica che, coloro che hanno la grazia di provarla, perniciosa, assillante o melliflua, non tralasciano. “Grumo di donna” è la storia di quest’aporia. D’un sentore inconsapevole vissuto nel profondo; una ricerca di Felicità attraverso il tentativo feroce, scontatamente impossibile, di raggiungere l’aderenza tra la coscienza di sé e la propria realizzazione. L’essere umano, per attingere a Frankl, ricerca il Senso, il significato che, solo, garantisce il superamento del proprio lager personale. Nello snodarsi della propria vita, questa donna, uguale a tante altre, assiste ad una materializzazione della contraddizione insanabile tra il volersi liberi ed il sapersi perennemente condizionati anche in quella stessa volontà. La coscienza di se dilata la natura, la physis che l’essere umano può esperire e la dilata paurosamente. Nel colloquio con noi stessi riusciamo a sentire, oggettivandola, la natura umana intrisa di mortalità...meravigliosa illusione di pascersi in tale privilegio come se garantisse un salto evoluzionistico e ci facesse Signori. Ma questa donna rinuncia ad illudersi padrona. Nello sforzo costante di attingere al coraggio della consapevolezza e la simultanea tentazione incessante di pavidità, dell’ignorare, materializza il Grumo, sintesi concreta dell’aporia in cui nasciamo tutti, in cui tutti respiriamo.

Il grumo è il malessere esistenziale in pillola. Renitente a qualsiasi medicalizzazione, l’inquietudine non si tratta, non si cura; si coltiva, si comprende, si accetta o si ignora. Questa donna si scopre incapace sia dell’una che dell’altra via e, inaspettatamente, produce un sunto duro di inquietudine posto ad incrinare il vetro della quotidianità. La consapevolezza del divenire è garanzia di malinconia intesa qui, con Borgna, come “dolorosa esperienza umana che sfiora l’indicibile: non ci sono molte parole che riescano a dire il senso sfuggente e misterioso di ciò che accade in essa...in essa si colgono le ambiguità e le luci crepuscolari della condizione umana distolta dalla improblematicità del quotidiano e confrontata con le questioni ultime dell’esistenza: l’angoscia e la disperazione, il corpo e il silenzio del corpo, la parola e l’assenza della parola, il tempo e lo spazio, la morte e il morire, la presenza e l’assenza di Dio”. Ecco allora che l’inquietudine non traduce la vita come nella poesia, non conduce alla malattia come nella psichiatria, non tratteggia l’arte né mette in scena un religioso ultraterreno.

Nell’ordinarietà della vita di questa donna, nella sua sorta di normopatia sociale, il male di vivere non si diffonde ma si concentra. Un’esistenza in bilico, una coscienza in bilico su un punto fermo di malessere. Scioglierlo sarà possibile? E come? Unica certezza che ci tramanda questa vita è la necessità feroce di sapersi esseri umani, di chiedersi, di conoscersi; attrezzati del linguaggio di un pensiero che nella dimensione “meta” ci consente, solo, di saperci consapevoli dei propri condizionamenti. Il percorso lasciato da Spinoza a chiosa della sua “Etica” ci indica:”l’ignorante oltre ad essere turbato in molti modi dalle cause esterne e a non essere in possesso mai di una vera tranquillità dell’animo, vive inoltre quasi inconsapevole di sé e di Dio e delle cose e appena cessa di soffrire, cessa anche di essere. Al contrario il saggio, in quanto è considerato come tale, difficilmente è turbato nell’animo; ma è consapevole di sé e di Dio e delle cose con una certa qual eterna necessità, e non cessa mai di essere; ma è sempre in possesso della tranquillità dell’animo. La via che ho mostrato condurre a questo, pur se appare molto difficile, può tuttavia essere trovata. E d’altra parte deve essere difficile, ciò che si trova così raramente. Come potrebbe accadere, infatti, che, se la salvezza fosse a portata di mano e potesse essere trovata senza grande fatica, venisse trascurata quasi da tutti? Ma tutte le cose eccellenti sono tanto difficili quanto rare.” Ebbene questa donna assurge ad emblema delle tante vite umane rimaste incompiute, aborti di percorso.

Né saggia né ignorante.

Consapevole e perduta.

  









L'autrice


Francesca Francinella è nata a Recanati nel 1972.

Si laurea con lode in Filosofia all’Università di Macerata con una tesi su Groddeck, visionario antesignano della Psicosomatica.

Consegue un master in “Counseling and coaching skills. Percorso formativo ed esperienziale di comunicazione efficace nei contesti professionali ed organizzativi”presso l’Università di Urbino e si diploma “Filosofa pratica”presso la Scuola Biennale Parresia accreditata da Aicofi (Associazione Italiana Consulenza Filosofica). Attualmente esercita come Consulente Filosofica. Frequenta la scrittura da sempre. “Grumo di donna” è l’opera che le ha valso il Premio Segnalazione al Concorso Internazionale Città di Sarzana 2023